La seconda serata della Tribù dalle pupille ardenti aveva un tema difficilissimo, “le verità”, su cui abbiamo discusso a lungo, tanto da non venirne a capo, come d’altronde è giusto che sia. Io, non essendo un grande sostenitore della Verità, e credendo fermamente, quasi fosse verità rivelata, che le molteplici verità che ci somministriamo non basteranno mai a contenere la Verità plenaria, quindi raschiamo il fondo il più possibile, certo, ma senza aspettarci di poterci inghiottire tutto il tesoro; io, dicevo, ho buttato giù questa esile parabola:
In principio era il suono, ed abitava a casa di dio: uno stanzino pulito a dovere, dove dalle finestre sbirciavano, e il suono ne sorrideva, ma amaro, senza calore.
Questo in principio. Ma poi la voce comparve, a disturbare il suono, a sollecitarne reazioni, ordirci del buono e del bello, a tracciare costellazioni e rebus manifesti, troppo. I segni s’accorparono nel libro, a cumuli giù dalle rotative.
A casa di dio non c’era più un soffio di spazio e, spazientito, ci sbotolò qua, bibliotecari con contratto a progetto.
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