Non c’è molta luce nei dintorni, nei giorni che le nuvole hanno scelto di abitare, e gli occhi faticano a ritrovare gli angoli degli oggetti, la curvatura delle voci che contraggono la paura di perimetri ignoti. Magnetizzate le singole vocali, che spingono e poi non si schiudono, restano in alcove di dubbio che però inesorabilmente fondono svestendole della difesa, del pudore. I volti sciacquano via ogni linea riconoscibile, e la bocca esita a muovere un nome, ché il rischio di risposta si eleva e quasi morde. Inchiodati alle maniglie, incollati ai braccioli di sicurezza, una coperta sullo stomaco a sedare il disgusto del sole ammanettato ai venti di oltremare. Schiavare la piena di carte e ciondoli ammassati nella borsa è concedere ad altri i nostri tempi di percorrenza del mondo, e non vi siamo affatto disposti. Un’onda caustica di suono avverte dell’imminenza di critiche e crolli di pazienza, a cui non c’è argine adeguato, almeno tra i poveri strumenti che già si possiedono. Sperare magari in una svendita, di scarso impegno ma che gratifichi le spese.
MAGARI IN UNA SVENDITA
14 martedì Set 2010
Posted Chiacchiere da bar, Discussione, Narrativa, Poesia
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