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Il fruscio secco della luce

Il fruscio secco della luce

Archivi Mensili: gennaio 2014

DEGUSTAZIONI N. 10

29 mercoledì Gen 2014

Posted by Marco Di Pasquale in Poesia

≈ 3 commenti

Forse il mio sport preferito è ciondolare tra bancarelle di libri usati abbandonato alla casualità di un ritrovamento fortuito. In una di queste occasioni mi capita davanti un vecchio, maculato volumetto Einaudi del ’74 di uno scrittore che conoscevo soltanto di nome per le numerose volte in cui il mio professore di letteratura Alfredo Luzi lo aveva citato anni fa a lezione: Bruno Fonzi, maceratese di nascita, ma poi vissuto a Torino e divenuto un autorevole traduttore dall’inglese (Hemingway, Dreiser, Eugene O’Neill e molti altri).
Il libriccino è un racconto lungo, “I pianti della Liberazione”, estratto da una precedente antologia e qui riproposto da solo per la sua particolare compiutezza e solidità. Il protagonista assoluto ed ingombrante è il Commendatore Mastroluongo, autentico mediocre burocrate romano di natali molisani, supinamente cattolico, prudentemente borghese e velatamente nostalgico dell’ordine fascista, frastornato dal caos originatosi all’arrivo degli Alleati liberatori. Un personaggio che denuncia somiglianze strette con le creature di Gogol’ o Bulgakov, o anche dell’americano Sinclair Lewis, ma che viene tratteggiato con un’ironia mai sprezzante, con un garbo per cui Fonzi sembra non voler mai infierire su un così sciatto esemplare umano. Il racconto invece si dipana proprio dal punto di vista del Commendatore facendoci comunque percepire, senza atteggiamenti declamatori, nella tramatura stessa della narrazione la posizione critica dell’autore.
Dopo un’impietosa descrizione della famiglia grottesca in cui il derelitto si trova a vivere, Fonzi ci racconta una giornata particolarmente tragicomica di Mastroluongo che incappa, suo malgrado, in una successione di situazioni incresciose che lo spaesano e che s’impongono al lettore non come semplice cornice, bensì come eventi centrali, simbolici di un’epoca di abbrutimento e di miseria morale oltre che economica di cui il nostro non può che essere stolido, pavido, insignificante ed impotente testimone.
Un volume forse difficile da trovare, tuttavia una lettura significativa e che merita una ricerca.

Bruno Fonzi - I pianti della Liberazione

Bruno Fonzi – I pianti della Liberazione

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UN CUORE DI MARTELLO

20 lunedì Gen 2014

Posted by Marco Di Pasquale in Poesia

≈ 4 commenti

Tag

allerta, angosce, il fruscio secco della luce, passioni, planimetria, spigoli, un cuore di martello, vydia editore

Nell’ultima sezione della nuova edizione del “Fruscio” trovate i testi che reputo migliori tra ciò che ho scritto dal 2009 ad oggi, radici di un albero che sta crescendo ed allargando i suoi rami fino a diventare un punto di riferimento nel mio paesaggio.Intanto, eccone un assaggio da cui è tratto il titolo della sezione:

Potrebbe confortarti
un cuore di martello
che nelle angosce genera allerta
se solo ragionassi con gli spigoli
se li piegassi alla planimetria
delle passioni

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MANIFATTURE POETICHE N. 1

16 giovedì Gen 2014

Posted by Marco Di Pasquale in Critica, Discussione, La Tribù dalle pupille ardenti, Poesia

≈ 2 commenti

Tag

La Tribù dalle pupille ardenti, manifatture, Poesia, poetiche, simone romagnoli

Iniziamo qui una piccola serie di assaggi della scrittura in versi che si viene sviluppando intorno a Macerata, tra amici con cui condivido il tragitto e che credono nel lavoro assiduo e tenace sulla poesia e nella ricerca seria e senza clamori d’élite di un nuovo tratto espressivo, non univoco certo ma che mostri comunque una comunità d’intento e d’esito. Da qui l’idea del titolo.
Questo primo capitolo è dedicato a Simone Romagnoli ed ai suoi testi sempre notevolmente spiazzanti, per la loro capacità dinamitarda di leggere lo strato profondo del reale e scardinarne le prospettive, segnando con sentenze icastiche una riconoscibile e chiara visione della poesia come osservatrice e contestatrice allo stesso tempo.

COORDINATE
Appena sopra agli zigomi
si srotola la mappa di una giornata,
isole viola piantagioni di caffè e di riposi,
è il sudore l’oro che ci portiamo.
Stiamo tornando sul fischiettare di un panettiere.

L’EPICA ONDA
Sbuffa la vela delle gote
l’albero maestro adesso è solo albero,
ci guardiamo con la banalità delle scialuppe,
si narrerà poco e niente di questo mare
non sapeva leggere l’equipaggio.

MISTICO VERDE
Stato di grazia e di parziale vegetazione,
l’orto e il santo,
la canna e la stimmate.
Lascio la lumaca all’incompleto guscio,
non è per la lumaca che l’orto è lento.
L’orto ha soltanto il suo tempo,
zappare fino a sera,
fino ad’ogni colpo sentirsi sotto terra.
La terra copre e scopre
con la stessa efficacia delle nuvole,
ho un’amico che ha la testa
sempre fra le verdure,
ha raccolto un santo a zappare fino a sera,
si è sentito ad ogni colpo sotto terra.

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APPUNTI SUL “FRUSCIO” N. 2

13 lunedì Gen 2014

Posted by Marco Di Pasquale in Critica, Diario minimo, Poesia

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Tag

arcipelago itaca, il fruscio secco della luce, natalia paci, valerio cuccaroni, vydia

Sul blog dell’editore Vydia è uscito un articolo molto intenso dedicato al “Fruscio”, scritto a quattro mani da Natalia Paci e Valerio Cuccaroni, a cui sono molto grato per l’intervento, e che già Arcipelago Itaca aveva pubblicato a fine 2012:

http://www.vydia.it/una-nota-a-il-fruscio-secco-della-luce-di-valerio-cuccaroni-e-natalia-paci/

Buona lettura!

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DEGUSTAZIONI N.9

13 lunedì Gen 2014

Posted by Marco Di Pasquale in Chiacchiere da bar, Critica, Discussione, Narrativa

≈ 1 Commento

Tag

2011, destino, einaudi, il senso di una fine, inglese, julian barnes, man booker prize, romanzo

Dopo molte letture strascicate, un libro che decolla fin dalla prima pagina e che mi ha catturato fino all’ultimo punto. Sto parlando de “Il senso di una fine” dell’inglese Julian Barnes, vincitore proprio con questo romanzo del Man Booker Prize nel 2011. Di questa minuscola storia del middle english man Tony attrae fin da subito la scorrevolezza enigmatica racchiusa negli oggetti che appaiono a formare una traccia da inseguire nella narrazione. Piccoli tesori del ricordo che, al contrario di quanto potremmo credere, sono solo un’immagine, del tutto privata, della voce narrante per delimitare i confini di una catena di eventi che, dal fondo dell’adolescenza e giovinezza, segneranno più o meno profondamente la sua esistenza adulta. Si parla di una vita comune, tra scuola, amici, primi amori, più o meno difficili, e di una svolta imprevista e dolorosa, ricordata in un modo ma forse accaduta in tutt’altro modo.
Ma la trama non ha necessariamente il primo posto in “Il senso di una fine”: ciò che è importante nella parabola narrata da Barnes è la consapevolezza, tortuosamente raggiunta da Tony dopo tanti anni, dell’incontrollabilità delle traiettorie prese dal nostro destino, dell’imprevedibilità dei risvolti di ogni nostra azione, e di quanto siamo capaci di trasformare il ricordo di ciò che ci accade a seconda del significato che noi vogliamo attribuirgli. Questa nostra abilità a fingere anche di fronte a noi stessi diviene un modo per andare avanti senza logorarci troppo, sebbene a volte ci venga presentato il conto quando meno ce lo aspettiamo.
Per parlare di una tematica anche scomoda da accettare, Barnes utilizza una scrittura piana, virata all’ironia, spesso guizzante di accenti da puro humour inglese, senza però eccedere nell’indulgenza verso il protagonista io narrante. Alcuni personaggi forse restano descritti in modo troppo marginale, non staccandosi dalla tela di sfondo, ma questo non fa che esaltare propsetticamente i tre protagonisti del triangolo di amore, rancore e destino al centro della narrazione.
Un romanzo di certo da consigliare.

Julian Barnes - Il senso di una fine

Julian Barnes – Il senso di una fine

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DAL BROGLIO

08 mercoledì Gen 2014

Posted by Marco Di Pasquale in Diario minimo, Poesia

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l’umbria stamattina dalle palpebre dell’alba si spalanca come una stuoia di nebbia, da dove mi abbaglia un dubbio, dal broglio che strappa gli entusiasmi

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Prima o poi inserirò il mio curriculum vitae, anche se odio schedarmi. Mi piace molto di più parlare a braccio della mia vita, dei miei gusti, di tutto ciò cui non riesco a fare a meno. Piano piano riempirò questo ritaglio con qualche notizia. Intanto, potrete leggermi dentro le mie poesie...

ACCETTARE L’INVERNO


il fruscio secco della luce
attraversa ogni ramo
stormisce tra le ciglia
scantonando dietro le pupille
al bordo delle impressioni
un mattino inalato a fondo
raschia di tosse
le traiettorie sbieche
di cori natalizi a tangere la terra
che disfa sotto al gelo
brucia l’attesa in angoli di silenzio
dove accettare l’inverno

…

sulla strada rovina ogni proposito
nessun abside ad accogliere preghiere
volatili come foglie attardate
a stuzzicare il vento


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