Col numero perfetto in potenza chiudiamo questo primo ciclo di ritratti in poesia di scrittori emergenti maceratesi, e chiudiamo con Eleonora Tamburrini, anch’essa gravitante intorno all’orbita culturale di Macerata, poliedrica editor della casa editrice Vydia.
I suoi testi appaiono come un respiro in poesia, un alzarsi ed abbassarsi del verso che segue un ritmo dettato dalla visione, dall’avvicendarsi degli incontri e delle epifanie che veloci scivolano sulla linea di percezione e lasciano un’impronta gnoseologica labile, che dirada a tratti in malinconia del purtroppo trascorso.
Il gioco di spazi e pause che cadenza i testi corrisponde ai movimenti della mente che accelera e frena secondo un’esigenza interiore rispecchiata dal fondale su cui quotidianamente siamo costretti a percorrere i nostri chilometri. Tuttavia, alla fine del tragitto, ci aspetta un sollievo che ha forme domestiche e sicure, sebbene non siano più familiari, essendo osservate con uno sguardo modificato dal fuori, dall’esperienza spesso escoriante che ci dona una nuova forma e un nuovo sentire.
TRITTICO DEL RINCASARE
gli animali sono occhi
fissi nei velli lustri
di fatiche e attese lunghe un clivio
per ogni segno un transito
cala si ancora al paesaggio
un gregge nel suo solco
fa stagione resiste
senza carità all’inverno
a questo rimanere che ci cura
se tutto cresce altrove
-sotto la neve del petto
con i morti e l’erba nuova-
legarsi era abitare in breve arco
la migrazione che ci scopre interi
* * *
la volpe muore tranne gli occhi
trema l’asfalto
si acumina nel bianco
più bianco della riga quando annotta
metri di città a disimparare
che l’adattamento è cosa buona
questione di cigli e di radianti
di dentro o fuori di
costringersi agli afrori della tana
o uscire senza preda
certa senza vera fame
finché sguscia di lato cerca
lo schianto che la disfi viva stria
o che la faccia strada
la seguo nello specchio e non ricordo
non prevedo
* * *
la luna mostra il pugno
torce il dito cosmico
l’insegna
come correre sul taglio basso
della distanza come
impedire la muta
o considerare la resa
questo distendersi di meridiane e addii
all’alba sulla stessa strada
dirada la selva negli orti
si sciolgono i nodi nelle cinte
i cerchi paese anche la casa
è irriconoscibile al ritorno