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Il fruscio secco della luce

Il fruscio secco della luce

Archivi Mensili: dicembre 2014

POESIA DOMANI N. 38

31 mercoledì Dic 2014

Posted by Marco Di Pasquale in Appuntamenti, Diario minimo, Poesia, Poesia Domani

≈ 1 Commento

Tag

abruzzo, ascoltatori, capodanno, marche, pablo neruda, poesia domani, radio domani

Ultimo, freddissimo giorno dell’anno 2014 e torniamo dopo le feste con la nostra rubrica Poesia Domani (anche se on air torneremo mercoledì prossimo, 7 gennaio 2015, sempre alle 11.15 su Radio Domani). Torniamo per ringraziare i nostri ascoltatori per averci seguito fedelmente da maggio in queste 38 puntate (riascoltabili in podcast da questo link), in cui abbiamo provato a raccontare cosa sia la poesia, a cosa ci fa bene, e come, quando e dove possiamo nutrirci di versi nella nostra regione Marche e nel limitrofo Abruzzo. Tra consigli di lettura, concorsi, reading, presentazioni, spettacoli, corsi di scrittura creativa, performance musical-cinematografico-artistico-letterarie di vario genere abbiamo viaggiato nel mondo della poesia per ben sette mesi, e per ringraziare ed augurare a tutte e tutti un buon 2015, foriero di speranza e di bellezza, dedichiamo un testo di Pablo Neruda:

IL GIORNO DI CAPODANNO

Il primo giorno dell’anno
Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte lo andiamo a ricevere
come se fosse un esploratore
che scende da una stella.

Come il pane, assomiglia al pane di ieri.
Come un anello a tutti gli anelli.
La terra accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline,
lo bagnerà con frecce di trasparente pioggia
e poi, lo avvolgerà nell’ombra.
Eppure,
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire, a sperare.

Pablo Neruda

Pablo Neruda

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UN MISTERO DI ALBERI

24 mercoledì Dic 2014

Posted by Marco Di Pasquale in Poesia

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oggi è un giorno di carta
che si piega alla volontà
delle nubi che spalancano
gonfiando un mistero di alberi
spazzati dalla noia di mutare
e non più sorridere ai viali

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DEGUSTAZIONI N. 15

23 martedì Dic 2014

Posted by Marco Di Pasquale in Chiacchiere da bar, Critica, Discussione, Narrativa

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caravan, Diego Zúñiga, Passeremo per il deserto

In questi giorni, durante un breve viaggio, avendo intenzione di tenermi leggero di bagaglio, ho optato per una lettura breve e snella ma di indiscutibile spessore letterario. Un autore pressoché sconosciuto in Italia, il giovanissimo cileno Diego Zúñiga, e un romanzo angosciante e commovente dal titolo italiano, Passeremo per il deserto, che non restituisce appieno il significato di quello originale, Camanchaca, denominazione di un particolare fenomeno atmosferico, la nebbia che scende sul deserto di Atacama di notte.
E la nebbia esistenziale potrebbe essere la cifra stilistica di questo racconto frammentario, reticente, che tace su quelle relazioni, su quegli avvenimenti e quei tragici errori su cui non ci si può soffermare senza rischiare di essere inghiottiti dalla soffocante consapevolezza di andare senza avere una meta da raggiungere, se non quella di sopravvivere a qualsiasi cosa. Il protagonista, ventenne obeso e che rischia di perdere tutti i denti, figlio di una coppia separata non certo equilibrata, frutto di morbosi legami che rispecchiano la confusione generalizzata del Cile post-dittatoriale, viaggia attraverso i luoghi che hanno fatto da sfondo alla sua infanzia ma ritrova solo macerie e fantasmi su cui interroga se stesso ed i suoi parenti, sebbene inutilmente. Alla fine la nebbia non potrà che avvolgere di nuovo tutto, persone, storie e paesaggi, in un buio che non ha risposta e ci ricaccia nella certezza che le sagome che ci lasciamo alle spalle non avranno mai un volto.

Diego Zúñiga – Passeremo per il deserto

Diego Zúñiga – Passeremo per il deserto

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UN CUORE CHE SCOPRE

19 venerdì Dic 2014

Posted by Marco Di Pasquale in Poesia

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la città trema dai ventricoli sotterrati, in ogni momento, da ogni angolazione da cui ci si muove, come un cuore che scopre paure continue, risucchiando aria e umani per nutrire la luce che cela appena sotto la pelle impietrita – espulsi torniamo a testa in giù tra ciarle ed inattesi effluvi di prontolegno dalla superficie di vecchie in viaggio a nettàre la pellicola fumosa che la città tossisce via

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POESIA DOMANI N. 37

11 giovedì Dic 2014

Posted by Marco Di Pasquale in Appuntamenti, Arti figurative, Poesia, Poesia Domani

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adrian luzi, Alessio Alessandrini, biblioteca, cristina babino, elisa alicudi, enrico de lea, fabio orecchini, francesca perlini, Licenze poetiche, macerata, maria grazia calandrone, maria grazia insinga, mozzi borgetti, poesia di strada, Rino Cavasino, roberto corsi, roberto minardi, sala castiglioni, simone di biasio

Nonostante le previsioni, oggi (giovedì, alle 11.15 come sempre ospiti di Radio Domani) il nostro spazio di Poesia Domani è inaspettatamente in onda, ma, sotto le feste, si sa che le cose sono sempre un po’ più allegramente confuse. Dicevamo, in onda per parlare di un importante evento per la poesia italiana contemporanea, cioè la serata finale, con decretazione dei vincitori, del premio letterario nazionale Poesia di Strada. La festa per la conclusione di questa diciassettesima edizione del concorso, organizzato in collaborazione con l’associazione culturale Licenze poetiche, si terrà a Macerata, domenica prossima, 14 dicembre, alle 18, nella suggestiva Sala Castiglioni della Biblioteca Comunale Mozzi-Borgetti, e vedrà sfilare i dieci poeti arrivati in finale tra cui la giuria, composta da nomi di spicco del settore come Maria Grazia Calandrone, Enrico De Lea e Cristina Babino, ha individuato i tre autori che saliranno sul podio, ricevendo il primo tra loro un premio di 300 euro.
Questi quindi i nomi dei primi dieci classificati: Alessio Alessandrini, Elisa Alicudi, Rino Cavasino, Roberto R. Corsi, Simone di Biasio, Maria Grazia Insinga, Adrian Luzi, Roberto Minardi, Fabio Orecchini e Francesca Perlini. Una delle tre poesie che ciascun autore ha inviato al concorso sarà interpretata su tela da dieci pittori marchigiani, affinché si inneschi un cortocircuito artistico che giochi tra parole e immagini e faccia scaturire suggestioni e riflessioni inedite tra queste due sfere espressive. I quadri poi saranno esposti in diverse località delle Marche, nelle ambientazioni più disparate: librerie, biblioteche, caffè letterari.
Poesia di Strada si conferma anno dopo anno come appuntamento fisso per una riflessione critica e meditata, profondamente partecipata, sullo stato della produzione in versi del nostro Paese, ponendo in luce nuovi talenti e riconoscendo le doti di volti già noti ed affermati, tentando di delineare un inventario della migliore poesia contemporanea italiana.

Maria Cecilia Ercoli per Caterina Bigazzi - Poesia di Strada 2011

Maria Cecilia Ercoli per Caterina Bigazzi – Poesia di Strada 2011

 

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DEGUSTAZIONI N. 14

06 sabato Dic 2014

Posted by Marco Di Pasquale in Chiacchiere da bar, Critica, Discussione, Narrativa, Storia

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Tag

einaudi, la zia julia, lo scribacchino, mario vargas llosa, premio nobel

Stavolta la lettura del libro è fresca, freschissima, due notti fa l’ultima pagina, e subito sento la necessità di parlarne. La zia Julia e lo scribacchino, di Mario Vargas Llosa, anno 1977: un racconto autobiografico, che lo scrittore, Nobel nel 2010, non dice mai se perfettamente combaciante con la realtà storica, ma che segue ed a tratti s’interseca con la sua vita, lasciando ad intendere che lo spunto di partenza è dato da esperienze personali che hanno stimolato la fantasia ed innescato il processo narrativo. Infatti, in tutta la sua opera, Vargas Llosa sostiene di seguire il metodo “realista”, e non ne sfugge in questo romanzo, in cui incontriamo Mario, detto Varguitas, che, diciottenne studente di legge a Lima, svolge attività di redazione giornalistica alla Radio Panamericana, dove incontra il genio dei romanzi radiofonici boliviani Pedro Camacho, ingaggiato dai suoi datori di lavoro per la gemella Radio Central, il quale, grazie alla sua frenesia scrittoria, farà la fortuna (anche se solo temporaneamente) della radio. Mario allaccia nel frattempo una relazione con la zia Julia, arrivata fresca di divorzio anch’ella dalla Bolivia, che rocambolescamente finirà in matrimonio.
La zia Julia e lo scribacchino vive su due piani contigui e che lentamente si intrecciano, cioè quello della storia principale e quello dei romanzi radiofonici sempre più assurdi e granguignoleschi architettati da Pedro Camacho, ma tutte e due sono caratterizzate da una prosa ampia, sinuosa, distesa nella rappresentazione di personaggi che hanno lo spessore, il sapore di persone reali, e nella descrizione del paesaggio peruviano in cui, per motivi che non sveliamo, Mario ed i suoi compagni si troveranno a viaggiare, raccontando così lo spirito del Perù, quello più profondo in tutte le sue contraddizioni. A questo stile palesemente sudamericano, fantastico eppur realistico (come ebbe a dire l’autore nel suo saggio La vertad de las mentiras, «non si scrivono romanzi per raccontare la vita, ma per trasformarla, aggiungendovi qualcosa»), si aggiunge una volontà critica di analisi della sua Nazione, del popolo e della cultura in cui Mario vive che ben si rispecchia nella carriera politica condotta nella realtà da Vargas Llosa contro le dittature ed il malcostume politico in Perù.
Il libro nel complesso risulta divertente e trascinante, seppur denso e articolato nell’alternanza tra realtà e finzione radiofonica, e la lettura vi abbraccerà tracinandovi nel chiassoso e picaresco mondo della Lima degli anni Cinquanta.

Mario Vargas Llosa - La zia Julia e lo scribacchino

Mario Vargas Llosa – La zia Julia e lo scribacchino

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Prima o poi inserirò il mio curriculum vitae, anche se odio schedarmi. Mi piace molto di più parlare a braccio della mia vita, dei miei gusti, di tutto ciò cui non riesco a fare a meno. Piano piano riempirò questo ritaglio con qualche notizia. Intanto, potrete leggermi dentro le mie poesie...

ACCETTARE L’INVERNO


il fruscio secco della luce
attraversa ogni ramo
stormisce tra le ciglia
scantonando dietro le pupille
al bordo delle impressioni
un mattino inalato a fondo
raschia di tosse
le traiettorie sbieche
di cori natalizi a tangere la terra
che disfa sotto al gelo
brucia l’attesa in angoli di silenzio
dove accettare l’inverno

…

sulla strada rovina ogni proposito
nessun abside ad accogliere preghiere
volatili come foglie attardate
a stuzzicare il vento


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