una lampada di un azzurro fioco
una sedia che smaglia di rosso
un vaso che avvizzisce lasciando
qualche seme alla primavera
un cornetto ingoiato via dal bar
un continuo sfuggire alle campanelle spietate
una marina filtrata dall’opaco del finestrino
una passeggiata intirizzita prima della clausura
e d’altra parte
un fermaglio di un colore buffo che scompiglia la mattinata
del nylon smagliato dove e quando non dovrebbe
uno screenshot da riderci su a quattr’occhi
una fila rada ma interminabile per branzini e verdure
un giovedì pomeriggio dentro muffiti camerini
il giorno dopo impiegato a fissare la lievitazione dell’impasto
incoraggiandolo ad esplodere in weekend
una parete di petrolio da verniciare
ancora, e ancora
una sedia incappucciata di rosso
ferma al Natale
un presepe vivente, smembrato, e un seme
rinverdito ora su ora
stelle sparse intrecciate per casa
lavagne appiccicate da segnare e segnare
mille fogli protocollati in attesa
di un segno, definitivo
le quattro di notte, continue capriole
di fumo
e d’altra parte
una stanza a 21 gradi
due pigiami abbracciati in croce
una parete a petrolio e un principe, piccolo
e tante stelle bene ordinate
una testa di medusa spenta per la notte
battiti alternati a ritmi diseguali
steso cuore, creata e generato
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