voglio restare asserragliato, togliere le maniglie ad ogni vetrata, inchiodare i cardini, magari dargli un colpo di saldatore per maggiore deterrenza, soffiare via il sole e mascherare i suoni che altoparlano dalla strada, sfugare il latrato che irrompe dalla ringhiera, dagli obici puntati sulla pace, dai cunicoli del petrolio e dai cormorani che strozzano l’ultimo respiro, dal crollo delle temperature che però non ripara neanche un millimetro di ghiacciaio
mi difenderò dalle granate inattese a due centimetri dalle tempie, dalle lanterne che vigilano roteando su mezzi di pattuglia, dall’atroce ansimo dell’aria orientale che parla un dialetto sanguinante
e se il motorino del postino si avvicinerà al citofono, intimerò morte alle notizie, ai timbri funebri, all’offerta imperdibile, all’aspirazione più frenetica
stando qui mi basterà ogni traccia che possa segnare un sogno, un grafico di futuro, sebbene l’ascissa s’accorci e alla matita sparisca la punta

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