Un testimone dice…

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Chi dici? Marco Di Pasquale? si’, io lo conosco, ma e’ un amico e non saro’ certo io a dirvi chi e’, quello che fa o chissà cos’altro… Certo, dannazione, tra amici ci si difende e ci si copre a vicenda. Ricordo infatti quella volta che ci aveva fermato la pula e stavamo gambe larghe in mezzo alla strada, lui mi fa: “Attento alle palle”, e sai che aveva ragione…

Non fate quelle facce; sembra che non v’interessi proprio sapere che sa anche essere un gran bravo ragazzo, che puo’ risultare perfino simpatico – anche se, a volte, la sua tendenza a star zitto e osservarti di sottecchi dà un po’ sui nervi… e’ un tipo a posto, attaccato alla famiglia, o meglio, alla terra che lo ha generato, fin quasi a segregarsi nel piu’ stretto digiuno se non gli portano una porzione di olive all’ascolana.

Tuttavia, la poetica del cibo, come dice lui, e’ alla base della sua vita: lui mangia in continuazione e non bada a cio’ di cui si ciba, siano pennette, libri, insulti, strette di mano, depliants elettorali che promettono il vuoto… beh, in quest’ultimo caso, m’ha detto che gli danno un bruciore di stomaco…

Meno male che c’e’ sempre chi sa fargli passare ogni dolore, soltanto con uno sguardo, o portandolo a cena ad un certo muretto di fronte al tramonto con una pizza che sa di mare… non ho mai capito che diavolo volesse dire…

Quando non mangia pero’ scrive, non importa cosa: basta che gli si diano fogli e penne colorate, e lui si mette li’ come un bambino, anche seduto per terra, e srotola parole come se fossero stoffe con cui cucirsi un abito… sperando che poi la taglia risulti giusta…

(nello schedario non ci sono ancora abbastanza prove a suo carico ma lo teniamo d’occhio, ha cominciato a farsi notare in ambienti molto equivoci (clubs poetici, riviste on-line, readings di piazza): e’ sicuramente un sovversivo travestito da impiegato, un soggetto potenzialmente instabile… gli stiamo addosso, prima o poi si tradirà…)

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